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...AD ANTIOCA PER LA PRIMA VOLTA I DISCEPOLI FURONO CHIAMATI CRISTIANI (ATTI 11:26)
 
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 Adamo e Cristo; Eva e Maria

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MessaggioTitolo: Adamo e Cristo; Eva e Maria   Adamo e Cristo; Eva e Maria EmptyVen 12 Dic 2008 - 23:56

Adamo e Cristo; Eva e Maria
Il Signore abbracciò la condizione umana e si manifestò nel mondo che era suo. La natura umana portava il Verbo di Dio, ma era il Verbo che sosteneva la natura umana. Nel Cristo c'era quell'umanità che aveva disubbidito presso l'albero del paradiso terrestre, ma in lui la stessa umanità con l'ubbidienza, compiuta sull'albero della croce, distrusse l'antica ribellione. Nel medesimo tempo annullò la seduzione con la quale era stata maledettamente sedotta Eva, la vergine destinata al primo uomo. Ma tutto ciò fu in grazia di quel messaggio di benedizione che l'angelo portò a Maria, la vergine già sottomessa a un uomo. Infatti mentre Eva, sviata dal messaggio del diavolo, disobbedì alla parola divina e si alienò da Dio, Maria invece, guidata dall'annuncio dell'angelo, obbedì alla parola divina e meritò di portare Dio nel suo grembo.
Quella dunque si lasciò sedurre e disobbedì, questa si lasciò persuadere e ubbidì. In tal modo la vergine Maria poté divenire avvocata della vergine Eva.
Cristo ricapitolò tutto in se stesso e così tutto venne a far capo a lui. Dichiarò guerra al nostro nemico e sconfisse colui che al principio, per mezzo di Adamo, ci aveva fatti tutti suoi prigionieri. Schiacciò il capo del serpente secondo la parola di Dio riferita nella Genesi: «Porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: egli ti schiaccerà la testa e tu insidierai il suo calcagno» (cfr. Gn 3, 15).
Con queste parole si proclama in anticipo che colui che sarebbe nato da una vergine, quale nuovo Adamo, avrebbe schiacciato il capo del serpente. Questo è quel discendente di Adamo, di cui parla l'Apostolo nella sua lettera ai Galati: La legge delle opere fu posta finché venisse nel mondo il seme per cui era stata fatta la promessa (cfr. Gal 3, 19).
Ancor più chiaramente indica questa realtà nella stessa lettera, nel passo in cui dice: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna» (Gal 4, 4). Il nemico infatti non sarebbe stato sconfitto secondo giustizia, se il vittorioso non fosse stato un uomo nato da donna, poiché fin dall'inizio della storia il demonio ha dominato sull''uomo per mezzo di una donna, opponendosi a lui col suo potere.
Per questo si proclama Figlio dell'uomo, egli che ricapitola in sé l'uomo primordiale, dal quale venne la prima donna e, attraverso questa, l'umanità. Il genere umano era sprofondato nella morte causa dell'uomo sconfitto.
Dal trattato «Contro le eresie» di sant'Ireneo, vescovo
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MessaggioTitolo: ‘Contro quella che è falsamente chiamata conoscenza’   Adamo e Cristo; Eva e Maria EmptyMer 24 Dic 2008 - 13:03

QUANT’È importante per voi la verità? Vi turba il fatto che la verità sul Creatore del cielo e della terra sia stata distorta, persino nascosta? Questo turbava grandemente Ireneo, uno scrittore ecclesiastico del II secolo E.V. Egli si sforzò di smascherare le pericolose inesattezze dello gnosticismo, una forma apostata di cristianesimo. In precedenza, l’apostolo Paolo aveva avvertito Timoteo di evitare quella che è ‘falsamente chiamata conoscenza’. — 1 Timoteo 6:20, 21.

Ireneo condannò con coraggio l’errore dottrinale. Ad esempio, notate cosa disse nell’introduzione alla sua vasta opera letteraria intitolata “Confutazione e smascheramento della falsa gnosi [conoscenza]”: “Alcuni, rigettando la verità, presentano discorsi bugiardi e ‘genealogie interminabili, che — come dice l’Apostolo (1 Tim. 1,[3] 4) — portano piuttosto dispute che edificazione in Dio, la quale si trova nella fede’ e mediante una fallace parvenza colpiscono la mente degli inesperti e li accalappiano; pervertono le parole del Signore con una errata interpretazione di quelle ammirabili espressioni”.

Gli gnostici (dal termine greco gnòsis, che significa “conoscenza”) pretendevano di avere una conoscenza superiore grazie a una rivelazione segreta e si vantavano di essere “correttori degli apostoli”. Lo gnosticismo fondeva filosofia, speculazioni e misticismo pagano con il cristianesimo apostata. Ireneo si rifiutò di avere alcuna parte in tutto ciò. Al contrario, si impegnò per tutta la vita nella lotta agli insegnamenti eretici. Senza dubbio si rendeva perfettamente conto del bisogno di applicare l’avvertimento dell’apostolo Paolo: “State attenti che qualcuno non vi porti via come sua preda per mezzo della filosofia e di un vuoto inganno secondo la tradizione degli uomini, secondo le cose elementari del mondo e non secondo Cristo”. — Colossesi 2:8; 1 Timoteo 4:7.

La prima parte della vita e del ministero

Poco si sa della prima parte della biografia di Ireneo. Generalmente si suppone che fosse nato in Asia Minore, tra il 120 E.V. e il 140 E.V., nella città di Smirne o nei pressi. Ireneo attesta di persona che da giovane conobbe bene Policarpo, sorvegliante della congregazione di Smirne.

Mentre veniva istruito sotto la tutela di Policarpo, evidentemente Ireneo strinse amicizia con Florino. Policarpo era un “anello di congiunzione” con gli apostoli. Egli spiegò ampiamente le Scritture e raccomandò vivamente di attenersi agli insegnamenti di Gesù Cristo e dei Suoi apostoli. Tuttavia, nonostante questo eccellente addestramento scritturale, Florino in seguito cadde vittima degli insegnamenti di Valentino, il principale esponente del movimento gnostico!

Ireneo voleva che il suo amico ed ex compagno Florino ritornasse al sano insegnamento scritturale e sfuggisse al valentinianesimo. Fu quindi spinto a scrivere una lettera a Florino, dicendo: “Queste opinioni, Florino, non sono . . . di una sana dottrina; queste opinioni contrastano con quelle della Chiesa e gettano quanti vi credono nella più grande empietà; . . . queste opinioni non te le hanno tramandate coloro che furono presbiteri prima di noi, coloro che frequentarono gli apostoli”.

Cercando di ricordare a Florino l’eccellente addestramento ricevuto dall’eminente Policarpo, Ireneo aggiunse: “Ricordo infatti gli avvenimenti di allora . . . così che posso dire anche i luoghi dove il beato Policarpo si sedeva a discutere . . . come riferiva le sue relazioni con Giovanni e con gli altri che avevano visto il Signore, come ricordava le loro parole”.

A Florino fu ricordato che Policarpo insegnava quello che aveva ricevuto “dai testimoni oculari della vita del Signore e lo [riferiva] in conformità con le Scritture. Io ho ascoltato attentamente queste cose anche allora per la misericordia di Dio che è venuta a me, annotandole non su un foglio di papiro, ma nel mio cuore; e sempre per la grazia di Dio le rimuginai sinceramente, e [riguardo al valentinianesimo] posso testimoniare davanti a Dio che se quel presbitero beato e apostolico [Policarpo] avesse udito qualcosa di simile, avrebbe gridato e si sarebbe tappato le orecchie . . . E sarebbe fuggito dal luogo in cui, seduto o in piedi, avesse ascoltato tali discorsi”.

Non c’è alcuna indicazione che Florino abbia mai risposto alla vigorosa e toccante lettera di Ireneo. Ma le parole di Ireneo rivelano la sua sincera preoccupazione per un caro amico che aveva lasciato la via della verità soccombendo all’apostasia. — Confronta 2 Tessalonicesi 2:3, 7-12.

Non si sa quando Ireneo si trasferì in Gallia (l’attuale Francia). Nel 177 E.V. lo troviamo sorvegliante nella congregazione di Lione. Si dice che il suo ministero in quella regione fosse molto fruttuoso. Stando allo storico Gregorio di Tours Ireneo, in poco tempo, sarebbe riuscito a convertire tutta Lione al cristianesimo. È chiaro, comunque, che si tratta di un’esagerazione.

Contro le eresie

L’opera principale di Ireneo, “Confutazione e smascheramento della falsa gnosi”, divenne comunemente nota con il nome “Contro le eresie” e si articola in cinque libri: i primi due descrivono criticamente le credenze di varie sette eretiche, in particolare quelle dell’eresia valentiniana, mentre negli altri tre libri Ireneo cerca di presentare argomentazioni scritturali.

Nella prefazione al suo terzo libro “Contro le eresie”, Ireneo scrive: “Ricordati dunque di quanto abbiamo detto nei primi due libri e aggiungendo quanto diremo ora avrai una pienissima argomentazione contro tutti gli eretici e resisterai ad essi con sicura fermezza per la fede sola vera e vivifica che la Chiesa ricevette dagli Apostoli e comunica ai suoi figli. Infatti il Signore di tutte le cose diede ai suoi Apostoli il potere di predicare il Vangelo e per mezzo di essi noi abbiamo conosciuto la verità, cioè la dottrina del Figlio di Dio. Ad essi il Signore disse: ‘Chi ascolta voi, ascolta me e chi disprezza voi disprezza me e Colui che mi ha mandato’”.

Pur ammettendo di non essere un grande scrittore, Ireneo era deciso a smascherare tutti gli aspetti dei “malvagi insegnamenti” dello gnosticismo. Egli cita e commenta molti versetti e argomenta abilmente contro i “falsi maestri” delle “distruttive sette”. (2 Pietro 2:1-3) Sembra che Ireneo abbia avuto difficoltà a redigere la sua opera in una forma soddisfacente, data la mole del materiale accumulato.

È chiaro che la denuncia di Ireneo è frutto di grandi sforzi e molta ricerca. Le sue lunghe argomentazioni forniscono moltissime informazioni sulle origini e sui fenomeni dello gnosticismo. Gli scritti di Ireneo sono anche impareggiabili in quanto documentano almeno alcuni punti di vista scritturali ancora condivisi alla fine del II secolo E.V. da coloro che dichiaravano di attenersi alla Parola di Dio.

Ireneo afferma più e più volte di credere in “un solo Dio Padre onnipotente creatore del cielo, della terra, del mare e di tutto ciò che è in essi; [e in] un unico Gesù Cristo Figlio di Dio incarnatosi per nostra salvezza”. Questi fatti venivano negati dagli gnostici!

Parlando contro il docetismo gnostico (l’insegnamento secondo cui Cristo non sarebbe mai venuto in forma umana), Ireneo scrisse: “Cristo dovette essere un uomo, come noi, per poterci redimere dalla corruzione e renderci perfetti. Come il peccato e la morte sono venuti nel mondo per mezzo di un uomo, così potevano essere cancellati legittimamente e a nostro beneficio solo per mezzo di un uomo; ma, naturalmente, non per mezzo di uno che fosse un semplice discendente di Adamo, e che quindi egli stesso avesse bisogno di redenzione, bensì per mezzo di un secondo Adamo, generato in maniera soprannaturale, un nuovo progenitore della nostra razza”. (1 Corinti 15:45) Gli gnostici, invece, erano dualisti, e credevano che tutte le cose spirituali fossero buone, mentre ritenevano malvagio tutto ciò che era materia e carne. Di conseguenza, rigettavano l’uomo Gesù Cristo.

Ritenendo che tutta la carne fosse malvagia, gli gnostici respingevano anche il matrimonio e la procreazione, che consideravano invenzioni di Satana. Giungevano al punto di attribuire sapienza divina al serpente in Eden! Questo li portava ad andare agli estremi nella condotta, conducendo un vita ascetica o dedita ai piaceri della carne. Sostenendo che la salvezza derivava solo dallo gnosticismo mistico, dalla conoscenza di se stessi, non lasciavano più spazio alla verità della Parola di Dio.

In contrasto, le argomentazioni di Ireneo includevano la fede nel Millennio e indicavano che egli comprendeva in qualche misura la prospettiva di una pacifica vita futura sulla terra. Egli tentò di unificare le sempre più numerose fazioni del suo tempo maneggiando la potente Parola di Dio. E generalmente viene ricordato per la chiarezza del suo pensiero, per la sua perspicacia e per il suo sano giudizio.

Anche se alcuni attribuiscono a Ireneo (che morì verso il 200 E.V.) il merito di promuovere le vere dottrine della fede cristiana, si deve ricordare che visse in un tempo di cambiamenti e di predetta apostasia. A volte le sue argomentazioni sono un po’ vaghe, persino contraddittorie. Ciò nonostante, apprezziamo molto la testimonianza di uomini che difesero coraggiosamente l’ispirata Parola scritta di Dio anziché sostenere tradizioni umane.

[Note in calce]

Ireneo, Contro le eresie, a cura di P. V. Dellagiacoma, ed. Cantagalli, 1984, Vol. 1, p. 23.

Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica, V 20, 4-7; trad. di Maristella Ceva, Rusconi, 1979, pp. 306-7.

Op. cit., pp. 229-30.

Op. cit., I 10, 1; p. 54.
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MessaggioTitolo: Contro le eresie   Adamo e Cristo; Eva e Maria EmptyMer 24 Dic 2008 - 16:20

Contro le eresie

L’opera principale di Ireneo, “Confutazione e smascheramento della falsa gnosi”, divenne comunemente nota con il nome “Contro le eresie” e si articola in cinque libri: i primi due descrivono criticamente le credenze di varie sette eretiche, in particolare quelle dell’eresia valentiniana, mentre negli altri tre libri Ireneo cerca di presentare argomentazioni scritturali.

Nella prefazione al suo terzo libro “Contro le eresie”, Ireneo scrive: “Ricordati dunque di quanto abbiamo detto nei primi due libri e aggiungendo quanto diremo ora avrai una pienissima argomentazione contro tutti gli eretici e resisterai ad essi con sicura fermezza per la fede sola vera e vivifica che la Chiesa ricevette dagli Apostoli e comunica ai suoi figli. Infatti il Signore di tutte le cose diede ai suoi Apostoli il potere di predicare il Vangelo e per mezzo di essi noi abbiamo conosciuto la verità, cioè la dottrina del Figlio di Dio. Ad essi il Signore disse: ‘Chi ascolta voi, ascolta me e chi disprezza voi disprezza me e Colui che mi ha mandato’”.

Pur ammettendo di non essere un grande scrittore, Ireneo era deciso a smascherare tutti gli aspetti dei “malvagi insegnamenti” dello gnosticismo. Egli cita e commenta molti versetti e argomenta abilmente contro i “falsi maestri” delle “distruttive sette”. (2 Pietro 2:1-3) Sembra che Ireneo abbia avuto difficoltà a redigere la sua opera in una forma soddisfacente, data la mole del materiale accumulato.

È chiaro che la denuncia di Ireneo è frutto di grandi sforzi e molta ricerca. Le sue lunghe argomentazioni forniscono moltissime informazioni sulle origini e sui fenomeni dello gnosticismo. Gli scritti di Ireneo sono anche impareggiabili in quanto documentano almeno alcuni punti di vista scritturali ancora condivisi alla fine del II secolo E.V. da coloro che dichiaravano di attenersi alla Parola di Dio.

Ireneo afferma più e più volte di credere in “un solo Dio Padre onnipotente creatore del cielo, della terra, del mare e di tutto ciò che è in essi; [e in] un unico Gesù Cristo Figlio di Dio incarnatosi per nostra salvezza”. Questi fatti venivano negati dagli gnostici!

Parlando contro il docetismo gnostico (l’insegnamento secondo cui Cristo non sarebbe mai venuto in forma umana), Ireneo scrisse: “Cristo dovette essere un uomo, come noi, per poterci redimere dalla corruzione e renderci perfetti. Come il peccato e la morte sono venuti nel mondo per mezzo di un uomo, così potevano essere cancellati legittimamente e a nostro beneficio solo per mezzo di un uomo; ma, naturalmente, non per mezzo di uno che fosse un semplice discendente di Adamo, e che quindi egli stesso avesse bisogno di redenzione, bensì per mezzo di un secondo Adamo, generato in maniera soprannaturale, un nuovo progenitore della nostra razza”. (1 Corinti 15:45) Gli gnostici, invece, erano dualisti, e credevano che tutte le cose spirituali fossero buone, mentre ritenevano malvagio tutto ciò che era materia e carne. Di conseguenza, rigettavano l’uomo Gesù Cristo.

Ritenendo che tutta la carne fosse malvagia, gli gnostici respingevano anche il matrimonio e la procreazione, che consideravano invenzioni di Satana. Giungevano al punto di attribuire sapienza divina al serpente in Eden! Questo li portava ad andare agli estremi nella condotta, conducendo un vita ascetica o dedita ai piaceri della carne. Sostenendo che la salvezza derivava solo dallo gnosticismo mistico, dalla conoscenza di se stessi, non lasciavano più spazio alla verità della Parola di Dio.

In contrasto, le argomentazioni di Ireneo includevano la fede nel Millennio e indicavano che egli comprendeva in qualche misura la prospettiva di una pacifica vita futura sulla terra. Egli tentò di unificare le sempre più numerose fazioni del suo tempo maneggiando la potente Parola di Dio. E generalmente viene ricordato per la chiarezza del suo pensiero, per la sua perspicacia e per il suo sano giudizio.

Anche se alcuni attribuiscono a Ireneo (che morì verso il 200 E.V.) il merito di promuovere le vere dottrine della fede cristiana, si deve ricordare che visse in un tempo di cambiamenti e di predetta apostasia. A volte le sue argomentazioni sono un po’ vaghe, persino contraddittorie. Ciò nonostante, apprezziamo molto la testimonianza di uomini che difesero coraggiosamente l’ispirata Parola scritta di Dio anziché sostenere tradizioni umane.
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MessaggioTitolo: Maria la “Seconda Eva"?   Adamo e Cristo; Eva e Maria EmptyMer 24 Dic 2008 - 16:22

La dottrina dell’Immacolata Concezione è anche conseguenza del ruolo che la teologia cattolica assegna a Maria nella redenzione. I cattolici parlano di Maria “Mediatrice”, “Corredentrice”, ecc. Perché?

Sin dai primi tempi, i teologi cattolici hanno chiamato Maria la “Seconda Eva”. Citando I Corinti 15:22, 45, tracciano un parallelo non solo fra “il primo uomo Adamo” e “l’ultimo Adamo [Cristo]”, ma anche fra Eva e Maria. L’Encyclopædia Britannica (1976) dice che questo parallelo attribuisce “a Maria e alla sua ubbidienza un ruolo attivo nella redenzione della razza umana”. — Il corsivo è nostro.

C’è da dire che la Chiesa Cattolica riconosce il ruolo primario di Cristo nella redenzione. Infatti insegna che Maria, “per singolare grazia e privilegio a lei concessi dall’Iddio Onnipotente”, fu la prima a beneficiare dei “meriti” del sacrificio di Cristo, “dal primo istante della sua concezione”, così da essere preservata “da ogni macchia del peccato originale”.

Come spiegano dunque i teologi cattolici il presunto “ruolo attivo nella redenzione della razza umana” avuto da Maria? La chiamano “Corredentrice” perché, per citare la Catholic Encyclopedia, “il consenso di Maria fu essenziale per la redenzione”. La definiscono “Mediatrice” perché asseriscono che intercede per l’umanità peccatrice. Dicono anche che, in quanto tale, Maria “può essere legittimamente chiamata Virgo sacerdos [Vergine sacerdotessa]” perché ha cooperato con Cristo nel suo sacrificio e ora partecipa con lui alla dispensazione di “tutte le grazie”.

Inoltre, seguendo l’erronea versione latina di Genesi 3:15, la teologia cattolica tradizionale fa di Maria la “donna” che, come dicono i cattolici, schiaccerà la testa del “serpente”, Satana. (Genesi 3:14, 15) (Vedi la nota in calce su Genesi 3:15 nella Bibbia di Gerusalemme e nella Douay). Si sostiene che per sconfiggere Satana, Maria dev’essere assolutamente immacolata. Cosa dice la Bibbia?

Il punto di vista biblico

Scrivendo solo tre anni dopo che Pio IX ebbe imposto questo dogma al mondo cattolico, monsignor Malou, vescovo di Brugge, in Belgio, ammise: “Va chiaramente detto che, di tutti gli argomenti adotti dai difensori del privilegio [dell’Immacolata Concezione], quelli presi dalla Sacra Scrittura sono i meno rigorosi e accurati. Troppo spesso si cita sconsideratamente e quasi a casaccio una miriade di versetti irrilevanti”.

Secondo teologi cattolici la rivelazione di Dio all’umanità è costituita sia dalla Bibbia che dalla tradizione. Ma le principali autorità cattoliche affermano che una tradizione non deve contraddire le Scritture e che se ne deve provare, esplicitamente o implicitamente, l’‘apostolicità’. Il dogma dell’Immacolata Concezione soddisfa queste esigenze?

Come abbiamo visto, la dottrina non trova riscontro nelle più antiche tradizioni della Chiesa Cattolica Romana. Per di più contraddice le Scritture. L’asserzione che Maria fosse preservata immune dal peccato originale sin dal primo istante del suo concepimento nega l’universalità del peccato ereditato. L’apostolo Paolo dice chiaramente: “A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato”. (Romani 5:12, CEI) Le Scritture dichiarano inoltre che la redenzione per “tutti” gli uomini è stata resa possibile soltanto in virtù della morte di Cristo. (Ebrei 2:9, CEI) Se il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria fosse vero, Maria sarebbe stata redenta prima della morte di Cristo, anzi, anni prima che egli venisse sulla terra.

Perciò, secondo gli stessi criteri della Chiesa Cattolica, questo dogma non è né “apostolico” né scritturale, e non costituisce pertanto una valida “tradizione”. Non dovrebbe questo indurre i cattolici sinceri a esaminare alla luce della Bibbia altri “articoli di fede” della loro Chiesa?

[Testo in evidenza a pagina 26]

“I Padri greci non trattarono mai formalmente o esplicitamente la questione dell’Immacolata Concezione”. — “Catholic Encyclopedia”.

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